Nacque a Rieti nel 116 a.C. e morì a Roma nel 27 a.C.
Uomo di elevata cultura, fu considerato fino al Medioevo, il “più grande erudito romano”.
Ebbe incarichi da questore, tribuno della plebe e pretore.
Fu figura di rilievo in guerra e nella campagna contro Cesare, al quale si arrese nel 49 a.C. e con il quale strinse poi un profondo legame di amicizia tanto da essere da lui proposto alla direzione della prima biblioteca pubblica.
Il triumvirato che seguì, lo proscrisse ma una volta graziato, potè trascorrere il resto dei suoi giorni immerso nei suoi studi. Fu sepolto con il rituale pitagorico.
Varrone compose una settantina di opere in molti campi del sapere, per un complesso di 620 libri di cui integro, è rimasto solo il De re rustica, in 3 libri, e 6 libri dei 25 che componevano il De lingua latina.
Fra le opere perdute vanno almeno ricordate: Saturae Menippeae, in 150 libri, scritti in parte in versi e parte in prosa su argomenti disparati, letterari, filosofici, politici, di costume. Logistorici, ovvero sia, trattati su vari soggetti in 76 libri; Imagines, in 15 libri, con 700 brevi biografie di personaggi famosi romani; trattati di letteratura (De poematis, De poetis, De comoediis Plautinis, Quaestiones
Plautinae…); le Antiquitates rerum humanarum et divinarum, in 41 libri; l’opera enciclopedica Disciplinarum libri novem, sulle arti liberali; diverse composizioni storiche, geografiche ed erudite, come De Pompeio, De vita sua, De ora maritima, De gente populi Romani, De familiis Troianis, Res urbanae ecc.; e altri trattati grammaticali, come il De sermone Latino, De similitudine vernorumecc.
Caratteristica della sua ampia cultura, fu sempre la romanità proprio in un periodo in cui si stava fondendo la cultura greca con quella romana ed i suoi scritti sono da sempre alla base di studi e ricerche di approfondimento. Per altro, il Petrarca lo citava accanto a Cicerone e a Virgilio come “terzo gran lume romano”.