Tutti conoscono la predilezione di S. Francesco per i luoghi impervi e solitari, luoghi avvolti di silenzio ove è più facile rientrare in se stessi e ascoltare l’Assoluto. Non è del tutto improbabile che S. Francesco, nel suo lungo dimorare nella valle reatina, si sia lasciato attrarre dal massiccio del Terminillo. Troppo grande doveva essere per lui il richiamo di questi boschi, di queste vette, e chissà che anche lui non si sia inerpicato per questi pendii alla ricerca di Colui che solo parla al cuore.
Il 18 Giugno 1939 Pio XII dichiarava S. Francesco D’Assisi Patrono d’italia. A memoria di questo avvenimento i frati minori conventuali vollero edificare un Tempio (posto a 1623 m s.l.m.) sul Monte Terminillo.
La scommessa di questa imponente ma armoniosa costruzione fu intrapresa da P. Riziero Lanfaloni, inviato su questo monte il 4 giugno 1948. Con costante lavoro, sofferta tenacia, solerte impertinenza, insistente richiesta, i piccoli rivoli di aiuti, permessi e donazioni sfociarono in questo grande mare. Dopo la solenne posa della Prima Pietra, il 18 settembre 1949, proveniente dal Sacro convento di Assisi, e benedetta dal Card. Carlo Confalonieri, Arcivescovo dell’Aquila, iniziarono i primi lavori di sbancamento (1952). Furono sbancati più di 25.000 metri cubi di roccia grazie agli operai che venivano dai paesi pedemontani; che salivano e riscendevano a piedi per una minestra e 500 lire. Nel 1955 su progetto dell’Arch. Fidenzoni di Spoleto, iniziò la costruzione della Chiesa e nel Natale del 1956 in una Chiesa ancora grezza e spoglia veniva celebrata la prima Messa. Finalmente il 22 Agosto 1964 la Chiesa fu consacrata dall’Arcivescovo dell’Aquila Mons. Costantino Stella: il sogno era realizzato! Il 13 settembre fu inaugurata solennemente dal Card. Carlo Confalonieri. Ma l’opera non si presentava ancora ultimata. Nel 1975 si realizzò l’opera che dà oggi tono a tutta la Chiesa: il Mosaico absidale, uno dei mosaici moderni a soggetto unico più grandi del mondo. Nonostante questo immenso lavoro di decenni, nel 1981-1982 si dovette continuare la costruzione della Chiesa realizzando un prolungamento alla facciata come protezione per le avverse condizioni atmosferiche di alta montagna. Un’opera, quella del Tempio Votivo nazionale, che impiegò decenni di ansie e preoccupazioni, di tensioni e di speranze, di ambizioni e rivincite, ed è oggi, dai suoi 1623 m. di altitudine, quasi un’ideale sintesi dei valori espressi dai quattro santuari francescani della valle reatina, avvolti dall’alto in un suggestivo abbraccio riassuntivo.
La Chiesa
Iniziando la visita di questo santuario, si può immediatamente ammirare, giunti sul piazzale, la facciata a capanna in pietra di Assisi rosa e bianco-rosa, che ben si incastona nel panorama naturalistico, quasi una continuazione della roccia della vetta dei Sassetelli. Al centro della facciata spicca la sagoma del protiro che ricorda la facciatina della Porziuncola. Due gli elementi figurativi di grande interesse: in alto una solenne scultura monolitica in pietra raffigurante San Francesco alta più di 3 m. opera dello scultore Beniamino Falda (su bozzetto di Pietro Vitali); sulla lunetta del portale un’Annunciazione in bronzo, opera della scultrice Giovanna Fiorenzi.. Già dall’esterno il complesso sembra evidenziare quel senso lirico di invito ad entrare e a raccogliersi nella preghiera. Accanto alla Chiesa svetta il campanile alto 52 m. Sulla campana maggiore vi è questa iscrizione: “E caelis abreptum Pacis Bonique omen profundo festivo sono” che suggerisce che vento e nuvole portino l’augurio francescano di PACE E BENE per ogni dove.
L’interno volutamente diverso dall’esterno presenta un unico motivo architettonico. la volta a botte così longilinea e parabolica richiama la stessa volta della Porziuncola. Iniziando la visita da destra si incontra la cappella dedicata a S.Antonio, con mosaico a tutta parete, al centro del quale si staglia con una prospettiva raffinata la figura del Santo. Le altre raffigurazioni evidenziano la carità del Santo: opere di misericordia corporali e spirituali. La Cappella fu offerta dal Comm. Antonio Alecce. Proseguendo si incontra la cappella del crocifisso, opera scultorea lignea di artigianato proveniente da Ortisei. La cappella della Madonna di Loreto, patrona dell’Aereonautica Militare, offerta dagli Avieri stessi, celebra la gloria di Maria incoronata Regina col Bambino, circondata da uno stuolo di angeli. Ai suoi piedi due di essi trasportano la casa di Nazareth. Salendo sul Presbiterio, sulla destra si incontra la Cappella di S. Francesco. Nell’urna si conserva una reliquia del Santo,un profondo legame con la sua tomba in Assisi. Davanti all’urna arde perennemente una lampada votiva offerta dai pellegrini che giungono al santuario . Il Crocefisso, di taglio romanico, in rame smaltato richiama quello di S. Damiano ed è opera del Prof. Abbozzo. Dello stesso autore, in maiolica, le scene più significative della vita del Santo. Da destra: – Francesco ascolta il Crocefisso di S. Damiano; – a Rivotorto i frati vedono il Santo su un carro di fuoco; – a Greccio Francesco consegna la regola; – prelati e frati al primo capitolo francescano; – Francesco realizza il presepio a Greccio; – sulla Verna riceve le stimmate; – il Santo morente benedice la sua città.
La sistemazione attuale del PREBITERIO è di Pietro Vitali che con un senso coltissimo dell’arredo sacro, riesce a riassumere in una armoniosa sintesi compositiva il modulo linguistico eminentemente moderno e criteri primitiveggianti. La Grande Croce Cosmica è uno dei più antichi simboli solari, ed è segno della divinità. La mensa costituita da un unico blocco di pietra, è adornata da un paliotto con placche di bronzo raffiguranti episodi della vita di San Francesco; Da sinistra: Francesco sostiene il Laterano, Francesco predica agli uccelli, Francesco rinuncia al vestito davanti al padre; Francesco riceve le stigmate; l’Italia e il suo patrono; cattedrale e Basilica di Assisi; dal battesimo alla gloria. Il Tabernacolo del 1400, che s’incastona armonicamente nel complesso moderno, presenta valve dipinte a tempera raffiguranti: la deposizione al centro e due angeli ai lati. L’Ambone, in maiolica con i quattro Evangelisti e i loro simboli, è opera dello scultore Aldo Laurenti. Nella parete di sinistra trova posto L’ORGANO, realizzato nel 1969 dalla ditta dei F.lli Pinchi di Foligno. Proseguendo troviamo la Cappella di Santa Barbara, Patrona della Città di Rieti. Al centro di una luce celestiale la Santa è raffigurata con la torre a tre finestre, simbolo della sua fede trinitaria; al di sotto una serie di personaggi da lei protetti: Marinai, Carpentieri, Ingegneri, Artiglieri, Costruttori di Ponti. La Cappella di Santa Rita conserva una statua della santa di fattura artigianale, proveniente da Ortisei. L’ultima grande cappella con mosaico a tutta parete ospita il FONTE BATTESIMALE. Dalla colomba in alto si dipartono raggi luminosi che ricordano i fasci di luce del Bernini. Il Fonte è costituito da un blocco monolitico di marmo verde genovese, con scene bibliche in rame smaltato che richiamano il sacramento del Battesimo. I mosaici a parete delle quattro cappelle laterali sono della Scuola Mosaicista Vaticana. Da notare lungo tutto il perimetro della chiesa l’affascinante e coinvolgente VIA CRUCIS, costituita da 14 altorilievi dello scultore Aldo Laurenti. In gres, le singole opere, evidenziano molto chiaramente le diverse sensazioni, emozioni e passioni dei personaggi che sottolineano la drammaticità dell’evento storico fondamentale della fede cristiana.
LE VETRATE istoriate svolgono il tema del Cantico delle Creature, ed evidenziano energicamente le forze naturali, del sole, dell’acqua, del vento e anche le dolci e affascinanti riflessioni stellari e terrestri. Giunti dunque al fondo della chiesa si può ora soffermarsi tranquillamente a gustare quello spettacolo che la chiesa offre: il maestoso MOSAICO ABSIDALE. I 350 metri quadrati di parete musiva narrano del mistero della creazione, rappresentata come una nebulosa in espansione il cui centro propulsivo è l’amore di Dio: mirabile connubio tra fede e scienza, e da quell’amore che dà vita a tutte le cose, ci si sente attratti, quasi avvolti in un dolce, tenerissimo abbraccio.